‘Futurismi al confine orientale. Avanguardie di regime’ exhibit extended

Futurismi al confine orientale. Avanguardie di regime

December 1, 2009 – February 21, 2010 May 2, 2010
Istituto Regionale per la Cultura Istriano-Fiumano-Dalmata | Trieste
Curated by Piero Delbello
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In occasione del CENTENARIO del FUTURISMO (1909/2009), si propone in questa sede un’approfondita ricerca sulla grafica d’avanguardia al confine orientale che va a recuperare l’immagine applicata ad eventi, occasioni o alla propaganda delle diverse istituzioni e organismi in un arco di anni fra il 1920 e gli anni ‘40 (con un’appendice che supera il 1950) del secolo appena trascorso.

Trieste e la sua Provincia, l’area goriziana e il Friuli, ma anche l’Istria, Fiume e la Dalmazia, nonché la zona carsica sono i luoghi di questa indagine che, indubbiamente, andando al recupero soprattutto della grafica minore ed in qualche caso minima (e dei suoi autori) si presenta come totalmente innovativa e mai tentata in precedenza.

Sul futurismo, sui suoi artisti, molto si è scritto e si continua ad indagare. Nuovi approfondimenti emergono, frutto di studi monografici e indagini locali: sempre di più si completa il mosaico dell’iper-attività dei membri di un movimento che fu, nelle intenzioni, socialmente totalizzante investendo del suo impeto innovatore non solo ogni disciplina artistica “classica” (dalla pittura alla scultura, dalla letteratura alla rappresentazione scenica, alla musica) ma anche l’approccio al vivere quotidiano. La meno “classica” arte pubblicitaria, il design e il lettering di accompagnamento, la fotografia, la contaminazione di questi elementi, furono terreni di interessanti esperimenti e prove per il futurismo: ma furono anche il luogo dove una sterminata (e, spesso, sconosciuta) miriade di artisti (pittori, grafici, fotografi, ma anche architetti, scultori, decoratori), pur non rientrando ufficialmente nelle file del movimento, applicarono, in qualche modo, l’aria che il futurismo faceva respirare. Erano artisti minori, non era futurismo e non erano futuristi, ma seppero mediare e mediarsi, talvolta anche confondersi, fra futurismo, déco, cubismo, costruttivismo … Ne uscirono esiti vari, a volte straordinari, più spesso ingenui, ma erano la personificazione quotidiana di tanti “ismi”, di tanta volontà di innovare.

È per questo – sia concesso dai puristi – che si è inteso dare a questo lavoro il titolo di “futurismi”, nell’intenzione di riassumere l’atmosfera appena descritta, indagando “a lato” sia geograficamente (le terre giulie) che artisticamente.

La repertorializzazione di alcune centinaia di campioni grafici in argomento (gentilmente messi a disposizione dell’I.R.C.I. da fonti private) consentono di svelare un panorama sicuramente poco noto (addirittura, in molti casi, del tutto sconosciuto) delle nostre terre e, con la pubblicazione della catalogazione e della riproduzione del tutto, di proporre al pubblico degli esperti e degli storici dell’immagine, nonché a tutta l’opinione pubblica, uno strumento assolutamente nuovo e, appunto, inedito.

È questo il piccolo contributo che l’ Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, insieme con la Famiglia di Grisignana dell’Unione degli Istriani, vuole dare al centenario della nascita del futurismo: indubbiamente il momento culturale più dirompente che l’Italia abbia prodotto nel corso del Novecento e l’unico che abbia travalicato i confini nazionali ottenendo seguito e coinvolgimento in tutto il mondo.

EVAL, con uno schizzo che più infantile non si può, traccia la linea futurista di visione di Albona. Anzi: lo sguardo è dall’alto, dall’aeroplano, tanto che la sua opera, messa in cartolina, ha per titolo “Albona. Aeroschizzo della Piazza Vittorio Em. III”. La piazza ostenta negli edifici un’improbabile geometria, accentuata, nella visione di Eval, con linee tracciate sull’area aperta a tela di ragno, rombi, cerchi, stelle a otto (8) punte. Ma chi è EVAL? E cosa mai ha conosciuto Albona, la centro dell’Istria, di futurismo?

Nel percorso che stiamo compiendo vengono alla luce campioni di produzione di artisti poco noti e, talvolta, del tutto ignoti: Antonio Quaiatti, Umberto Ranzatto, Omero Valenti, Urbano Corva … sono solo alcuni dei nomi di cui si scoprono esiti impensabili.

Disegno e lettering vengono esaminati nelle loro esemplificazioni: scopriamo le inattese scelte giovanili di artisti come Mascherini (superomico) o Carà (cubo-futurista).

Si tratta a volte di un segno molto ardito, come nel caso di Ferenzi o di Marcello Claris, di una costruzione di chiara ispirazione futurista (architetti come Angheben) che diventa esempio anche per altri: in linea appaiono Urbano Corva (che, però, aveva indubbiamente occhieggiato Depero) oppure, ancora, le scelte che superano il déco (Gustavo Petronio), sfociano nel novecentismo (Guido Marussig) o ammiccano al cubismo (Orfeo Toppi, Pollione Sigon, ancora Ferenzi, Caucigh, Mitri). Fino ad arrivare all’estrema sintesi in una razionalissima semplificazione grafica che ha in Edoardo Ricci il suo campione.

Se tutto ciò, nella grafica applicata, trova una strada molto libera in ambito delle istituzioni del regime (Opera Balilla, Dopolavoro ma soprattutto GUF con i Littoriali), è innegabile che scelte stilistiche “ardite” le si ritrovino, pur con minore intensità, anche nella propaganda commerciale, industriale, turistica o del terziario.

Come è innegabile che lo sforzo grafico “insolito” superi il confine degli anni della guerra e si procrastini, spesso per opera degli stessi artisti (e il caso, p.e., di Omero Valenti), sino ai primi anni ’50. Magari per situazioni di “idea” diametralmente opposte: proprio Valenti che nel 1944 aveva disegnato la copertina dell’opuscolo “Nostro Socialismo”, per la Repubblica Sociale Italiana, comporrà il manifesto, con un bel gioco di inserti grafici e fotografici, per il “I° Maggio Socialista” del 1953.

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